La curiosità del mese a cura di Tomaso Belloni
A fine gennaio 2023 è apparsa sulla stampa l’ennesimo annuncio quasi-catastrofista che un asteroide – 2023 BU – si stava avvicinando alla Terra (Fig. 1).
La notizia diceva che si tratta del quarto asteroide mai osservato in ordine di vicinanza alla Terra e che è stato scoperto solo cinque giorni prima del massimo avvicinamento.
Sto scrivendo questo testo due giorni prima della data fatidica (27/01/2023) , ma non sono particolarmente preoccupato, anche se la distanza di avvicinamento alla terra sarà di 10mila chilometri dal centro della Terra, quindi solo 3600 chilometri dalla superficie del pianeta (Fig. 2). Considerato che la distanza media della luna dalla terra è di 380mila chilometri e quella dei satelliti geostazionari è di 36mila chilometri, si capisce che la distanza è proprio piccola. Anche l’asteroide è piccolo, pochi metri di diametro.
Cerchiamo di capirci di più.
E se ci colpisse? Innanzitutto non ci colpirà perché conosciamo la sua traiettoria sufficientemente bene da stimare che non lo farà. E poi anche nel caso peggiore, ovvero che il suo diametro sia di otto metri ed entrasse nell’atmosfera, non arriverebbe a terra intatto quindi niente estinzione di massa, al massimo qualche frammento potrebbe arrivare sulla superficie. Di asteroidi così ne arriva a terra circa uno ogni sei anni, non poi tanto raramente.
Dieci anni fa, il 15 febbraio 2013, un oggetto di 15 metri di diametro (quindi un volume circa dieci volte superiore a quello di questo gennaio) si è frantumato qualche decina di chilometri sopra Čeljabinsk in Russia (Fig. 3). Ci sono stati dei feriti, ma non per i pezzi della meteora, bensì per gli effetti dell’onda d’urto, come la rottura delle finestre. In questo caso, l’asteroide non lo si era visto prima, ci ha presi di sorpresa (leggi la curiosita’ di marzo 2013).
Dagli articoli sulla stampa sembra che ogni tanto qualcuno all’ultimo momento, per caso, scopra questi asteroidi e tutto quello che possiamo fare è sperare che non ce ne arrivi sulla testa uno troppo grosso. Anche nel film “Don’t look up!” la scoperta della cometa pericolosa è casuale, fatta da una dottoranda (Fig. 4).
Non è proprio così. Nel film compare un fantomatico “Ufficio di coordinazione della difesa planetaria”, che sembra una simpatica invenzione cinematografica, ma non lo è.
Il Planetary Defense Coordination Office esiste nella NASA dal 2016 (Fig. 5). Si occupa di scoprire e catalogare tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi più grandi di 30-50 metri, quindi ben più grandi di quello di gennaio. Anche l’Europa è attiva nella difesa planetaria, sia a livello di Agenzia Spaziale Europea che di Unione Europea. Le osservazioni sono coordinate per scoprire e tenere sotto controllo tutti i potenziali pericoli da parte di oggetti celesti.
Non sappiamo quando succederà, ma entro qualche secolo sappiamo che un impatto di un oggetto significativo ha una alta probabilità di verificarsi, quindi bisogna essere preparati.
Una volta scoperto il pericolo, bisognerà veramente difendersi e naturalmente si sta pensando anche a quello. La missione DART, che ha impattato contro l’asteroide Dimorphos nel settembre 2022 è un esempio di cosa si sta provando a fare (Fig. 6 – Leggi la curiosita` di settembre 2022).
Altri approcci vengono studiati: cariche nucleari sulla superficie dell’asteroide o sotto, la possibilità di alterare lentamente l’orbita dell’oggetto, spingendolo o attraendolo con la forza di gravità, o anche ablazione laser (come in alcune applicazioni mediche) o focalizzare la radiazione solare per spingere l’asteroide.
Le idee non mancano e il pianeta Terra si sta preparando.
Sperabilmente, in caso di crisi, la visione estremamente negativa del film di cui si è parlato risulterà troppo pessimistica (Fig. 7).
Maggiori informazioni:
Flyby dell’asteroide 2023 BU, il quarto più vicino (24/01/2023 – MediaInaf)
Corona di satelliti per proteggerci dagli asteroidi (21/10/2022 – MediaInaf)
DART, ovvero: come giocare a biliardo con gli asteroidi (curiosità di settembre 2022)