Astrocuriosità | giugno 2022 – Stonehenge, la pietra del solstizio… o no?

La curiosità del mese a cura di Daniele Spiga

Immagine di Daniele Spiga

Anche quest’anno, pandemia permettendo, centinaia di persone – tra cui numerosi sedicenti “druidi” – si raduneranno al sito megalitico di Stonehenge, in Inghilterra, all’alba del 21 giugno, per assistere al sorgere del Sole nello spazio tra due menhir.

In effetti, questo spettacolo suggestivo (Figura 2) permette di determinare precisamente l’inizio dell’estate astronomica, che nell’emisfero boreale cade appunto il 21 giugno e corrisponde al momento in cui il Sole raggiunge la posizione più settentrionale nel cielo (o, come si dice in Astronomia, la massima declinazione apparente).

E proietta una luce misteriosa su questo cromlech (“circolo di pietre”) e sui suoi sconosciuti costruttori.

Perché lo costruirono?

Per servire come un calendario, un osservatorio astronomico, o un luogo di culto?

Una cosa è certa: i Celti (e quindi i druidi, che erano i loro sacerdoti) non c’entrano nulla, se non come spettatori.

La civiltà Celtica è più o meno contemporanea dei nostri Etruschi (dal VIII sec. a.C.), mentre Stonehenge è coeva alle piramidi egizie (2500 a.C.); pertanto, i Celti dovevano guardare Stonehenge più o meno come noi guardiamo il nostro Colosseo… e in più ne ignoravano la funzione.

Stonehenge è uno dei prodotti della civiltà megalitica, che fiorisce in tutta Europa a partire da 4 millenni fa, momento in cui gli Europei sembrano avere scoperto la struttura dell’architrave, e quindi il modo di elevarsi da terra usando il solo materiale resistente e duraturo di cui c’era abbondanza: la pietra.

Ne abbiamo numerosissime testimonianze persino in Italia: i Dolmen “la Chianca” presso Bisceglie (Figura 3) e “Mores” vicino a Sassari, e gli stessi Nuraghe sardi.

Anche le piramidi egizie, le ziqqurat della Mesopotamia, e perfino i templi greci sono, a loro modo, dei megaliti, anche se molto più elaborati.

In realtà, che Stonehenge fosse un osservatorio astronomico appare poco probabile: non è in un luogo sopraelevato e non ci sono incisioni rappresentanti simboli astronomici, che invece abbondano nelle Ziqqurat sumere.

Che si trattasse allora di un calendario solare?

L’indizio più forte è indicato dall’asse di simmetria del monumento che è orientato, come già detto, verso il punto dove il Sole sorge più a nord nel corso dell’anno.

Questo permette di definire precisamente il solstizio d’estate e contando i cicli lunari, stabilire un calendario sufficientemente preciso, a patto che l’osservazione venga ripetuta ogni anno, perché un anno non contiene un numero intero di giorni solari o di mesi lunari.

Ma perché darsi tanta pena per un calendario?

Oggi, procurarsi un calendario è assolutamente banale, ma anticamente non era così.

Avere un calendario affidabile permetteva a popolazioni totalmente agricole di determinare le stagioni della semina e del raccolto, e quindi da esso poteva dipendere in definitiva la sopravvivenza stessa.

E realizzare un calendario preciso, cioè una misura della durata dell’anno che approssimi bene l’anno tropico (cioè l’intervallo di tempo che trascorre da un solstizio d’estate al successivo, equivalente a circa 365.242 giorni solari) ha richiesto millenni di studio, fino al calendario gregoriano che tuttora noi usiamo … ma c’è voluto che Copernico ci spiegasse dove stavano Sole e Terra per poterlo fare!

E infatti, popoli diversi hanno usato modi diversi per creare un calendario: i Maya avevano un calendario complicatissimo, basato sui movimenti di Sole, Luna, e perfino del pianeta Venere.

I polinesiani si basavano sulla levata eliaca di alcune stelle luminose, come Vega. Si trovano perfino delle pitture rupestri (come nella Cueva Pintada a Gran Canaria) che a prima vista sembrano opere di arte astratta, ma come si vede dal fatto che vi ricorre il numero 12 (come il numero di mesi dell’anno) potrebbero essere stati dei calendari solari o lunari.

Possiamo dunque concludere che Stonehenge fosse un calendario solare?

Calma! Mai innamorarsi di una teoria… ci sono due serissimi problemi in questa suggestiva interpretazione:

  • le pietre di Stonehenge furono spostate, rubate, ritrovate, e ricollocate in diverse occasioni (Figura 4), quindi la disposizione attuale dei megaliti potrebbe non avere più nulla a che vedere con quella originale;
  • il secondo motivo è prettamente astronomico: 4000 anni fa, il Sole al solstizio d’estate non sorgeva esattamente in quel punto! E sapete perché? Perché tra i moti millenari della Terra, esiste l’oscillazione dell’asse terrestre. È un moto molto lento, di periodo 40000 anni, che fa oscillare l’inclinazione tra i 22.5° e i 24.5° (attualmente è a 23°26′, circa a metà percorso e in diminuzione, a una velocità di 47″ al secolo). Ma allora, 4000 anni fa l’asse terrestre era inclinato di ben 24°, e quindi… al solstizio d’estate il Sole tramontava e sorgeva ancora più a Nord di oggi! Di quanto? Di circa un grado lungo l’orizzonte, che non è poco, se pensate che il Sole occupa circa mezzo grado in cielo. Quindi, se la teoria del calendario fosse corretta, l’allineamento del Sole che dovremmo osservare al solstizio d’estate ai nostri giorni sarebbe diverso da quello attuale (Figura 5).

Ma allora, cosa fu Stonehenge?

Stiamo attenti a non applicare agli abitanti della Britannia dell’età del bronzo… il nostro modo di ragionare tecnico-scientifico: probabilmente, come tutte le grandi costruzioni dell’antichità Stonehenge fu al tempo stesso: luogo di culto, cimitero, osservatorio astronomico, luogo di ritrovo per la comunità, e opera d’arte.

Ma allora, vederlo come un calendario solare è totalmente errato?

Forse no: ma magari, questi geniali sconosciuti architetti guardavano il Sole dai loro megaliti senza preoccuparsi troppo di solstizi ed equinozi.

Oppure, ed è più probabile, siamo noi che stiamo guardando Stonehenge dalla prospettiva sbagliata, senza che ce ne siamo ancora accorti.


Figura 1:  il sito megalitico di Stonehenge come appare al giorno d’oggi. In origine, era formato da 20 menhir (pietre verticali) e 35 dolmen (pietre disposte a casetta), ed era circondato da pozzetti per sepolture rituali. Crediti Wikipedia.
Figura 1: il sito megalitico di Stonehenge come appare al giorno d’oggi. In origine, era formato da 20 menhir (pietre verticali) e 35 dolmen (pietre disposte a casetta), ed era circondato da pozzetti per sepolture rituali. Crediti Wikipedia.
Figura 2: sorgere del Sole tra due menhir al solstizio d’estate, sul presunto asse di simmetria di Stonehenge. Crediti Wikipedia.
Figura 2: sorgere del Sole tra due menhir al solstizio d’estate, sul presunto asse di simmetria di Stonehenge. Crediti Wikipedia.
Figura 3:  un megalito italiano, il Dolmen “La Chianca” vicino a Bisceglie. Crediti Wikipedia.
Figura 3: un megalito italiano, il Dolmen “La Chianca” vicino a Bisceglie. Crediti Wikipedia.

Figura 4: una foto di Philip Rupert Acott (1877) che mostra lo stato di degrado del monumento. L’attuale disposizione delle pietre risale ad una ristrutturazione, ampiamente arbitraria, effettuata intorno al 1920. Crediti Wikipedia.
Figura 4: una foto di Philip Rupert Acott (1877) che mostra lo stato di degrado del monumento. L’attuale disposizione delle pietre risale ad una ristrutturazione, ampiamente arbitraria, effettuata intorno al 1920. Crediti Wikipedia.
Figura 5: se i menhir sull’asse di simmetria di Stonehenge fossero stati disposti al sorgere del Sole all’alba del solstizio d’estate, dovrebbero puntare un grado circa più a Nord di quanto non facciano al giorno d’oggi (vista del cielo simulata col programma Stellarium). Ok, forse  i costruttori di Stonehenge non erano così precisi… ma allora il calendario avrebbe avuto un margine di errore fino a quasi un mese, cosa che lo avrebbe reso totalmente inutile…! Crediti Stellarium e Daniele Spiga
Figura 5: se i menhir sull’asse di simmetria di Stonehenge fossero stati disposti al sorgere del Sole all’alba del solstizio d’estate, dovrebbero puntare un grado circa più a Nord di quanto non facciano al giorno d’oggi (vista del cielo simulata col programma Stellarium). Ok, forse i costruttori di Stonehenge non erano così precisi… ma allora il calendario avrebbe avuto un margine di errore fino a quasi un mese, cosa che lo avrebbe reso totalmente inutile…! Crediti Stellarium e Daniele Spiga
Fig. 6: da “Asterix e il falcetto d’oro”, di René Goscinny e Albert Uderzo (1962, versione inglese). Crediti Goscinny e Uderzo.
Fig. 6: da “Asterix e il falcetto d’oro”, di René Goscinny e Albert Uderzo (1962, versione inglese). Crediti Goscinny e Uderzo.