Astrocuriosità | novembre 2022 – Preso!

La curiosità del mese a cura di Tomaso Belloni

Nella curiosità di Settembre 2022 abbiamo presentato la missione DART che si sarebbe di lì a poco esibita in un colpo di biliardo di precisione.

 

L’evento del 26 settembre è stato seguito dai media e sappiamo che l’impatto c’è stato, ma chi ha esperienza di biliardo sa che non è sufficiente colpire la biglia, bisogna anche colpirla bene.

 

Cominciamo dall’inizio: mentre si avvicinava a Dimorphos, DART ha ottenuto immagini una dopo l’altra. Mettendo insieme le immagini degli ultimi cinque minuti e mezzo di traiettoria, la NASA ha creato un video stupefacente.

 

Certo, abbiamo mostrato di avere la tecnologia per fare atterraggi molto più morbidi, ma questo non era un atterraggio, era una cannonata (https://www.nasa.gov/feature/dart-s-final-images-prior-to-impact).

 

L’ultima immagine completa risale a due secondi prima dell’impatto e mostra un’area di 31 metri di lato intorno al punto X.

 

Un secondo dopo, DART ha fatto la sua ultima foto, da sei chilometri di distanza, ma in un secondo è riuscita solo a inviare a terra le prime righe di pixel prima dello schianto.

 

Come sappiamo, pochi minuti dopo l’incidente è arrivata la mini-sonda italiana LICIAcube per stimare immediatamente l’entità del danno (più efficiente di un perito assicurativo nel caso di un incidente stradale).

 

La sonda italiana ha funzionato perfettamente: si è sganciata da DART due settimane prima dell’arrivo, ha manovrato usando un motore a gas compresso che agiva essenzialmente soffiando del gas da alcuni piccoli buchi e ha fatto le correzioni necessarie (ha deviato con dei piccoli soffi un oggetto che viaggiava a 24000 chilometri all’ora!), è passata alla distanza desiderata dal sistema (non troppo vicino per evitare di essere bucherellata dai detriti) e nel momento giusto.

 

Ha inviato a terra più di 600 immagini. Le immagini che sono state mostrate evidenziano un danno ingente, come ci si sarebbe potuto aspettare quando qualcuno guida a 24000 chilometri all’ora contro un grosso masso (guarda https://www.nasa.gov/feature/first-images-from-italian-space-agency-s-liciacube-satellite e le news del 27 ottobre: https://www.asi.it/2022/09/liciacube-conferenza-stampa-con-le-prime-immagini/).

 

 

Immagini meravigliose, ma lo scopo della missione non era quello di complimentarsi per aver ammaccato un asteroide e aver filmato tutto, ma quello di spostarlo in modo significativo.

 

Come si era detto nella curiosità di settembre, ci si aspettava di ridurre il periodo orbitale di Dimorphos, che è di poco meno di 12 ore, di 10 minuti.

 

In realtà questo era il caso più ottimistico. Quello più pessimistico era di soli 73 secondi, il minimo per considerare l’operazione un successo.

 

Tutto dipende dalla struttura dell’asteroide. Sappiamo la sua dimensione (diametro medio di 160 metri) e la sua massa (stimata intorno ai 5 milioni di tonnellate), ma le cose sono diverse se si tratta di un oggetto molto solido o un agglomerato di sassi tenuti insieme dalla gravità.

 

Insomma potrebbe essere una palla da biliardo o un mucchio di cereali da colazione. Nei due casi ovviamente la reazione a un impatto è molto diversa (https://www.nasa.gov/press-release/nasa-confirms-dart-mission-impact-changed-asteroid-s-motion-in-space).

 

Il risultato è stato annunciato dalla NASA l’11 ottobre: il periodo di Dimorphos è ridotto da 11 ore e 55 minuti a 11 ore e 23 minuti: abbiamo cambiato l’orbita di ben 32 minuti!

 

Adesso la NASA sta lavorando alla misura dell’efficienza di trasferimento di “momento” dalla sonda all’asteroide, ovvero a quanto è stata forte la “botta”, per cui bisogna tenere conto dei detriti che sono stati espulsi durante la collisione.

 

Insomma, sembra sia stato un successo sulla strada della costruzione di una vera e propria difesa planetaria contro l’evento di una rotta di collisione con un asteroide. Possiamo spostarli e con i dati che avremo in futuro sapremo anche di quanto.

 

Come si è detto in settembre, l’ESA lancerà nel 2024 un’altra sonda, chiamata HERA, che andrà a visitare il sistema Didymos-Dimorphos e misurerà per bene il sistema, incluse le caratteristiche del cratere che si è formato per l’impatto.

 

L’Italia è presente anche su HERA con un’altra mini-sonda, chiamata Milani. Arrivo previsto all’inizio del 2027.

 

 

Maggiori informazioni:

https://www.nasa.gov/feature/dart-s-final-images-prior-to-impact

 

https://www.nasa.gov/feature/first-images-from-italian-space-agency-s-liciacube-satellite

 

https://www.asi.it/2022/09/liciacube-conferenza-stampa-con-le-prime-immagini/

 

https://www.nasa.gov/press-release/nasa-confirms-dart-mission-impact-changed-asteroid-s-motion-in-space

 

 

 

Figura 1 - L’asteroide Didymos (a sinistra in basso) e la sua piccola luna Dimorphos a circa 2 minuti e mezzo dall’impatto con la sonda DART della NASA. L’immagine e` stata presa dal rilevatore di immagini DRACO a bordo della sonda ad una distanza di 920 km. Questa e` l’ultima immagine in cui si vedono tutti e due gli asteroidi. Didymos ha un diametro di circa 780 metri, Dimorphos ha una lunghezza di circa 160 metri. Crediti: NASA/ Johns Hopkins APL.
Figura 2 - La piccola luna Dimorphos vista dal rilevatore di immagini DRACO a bordo di DART 11 secondi prima dell’impatto ad una distanza di circa 68 km. Questa e` l’ultima foto in cui si vede la luna tutta per intero. Crediti: NASA/ Johns Hopkins APL.
Figura 3 - L’ultima imagine complete della luna Dimorphos. L’immagine scattata sempre da DRACO e` a 2 secondi dall’impatto e ad una distanza di circa 12 km. . Crediti: NASA/ Johns Hopkins APL.
Figura 4 - L’ultima “occhiata” di DART alla luna Dimorphos prima dell’impatto presa a circa 6 km dall’asteroide e a solo 1 secondo prima dell’impatto che e` avvenuto mentre l’immagine veniva trasmessa a Terra risultando in una foto parziale. La lunghezza della parte di asteroide fotografato e` di circa 16 m.
Figura 5 - Immagine catturata dalla mini-sonda italiana dell’ASI LICIAcube che mostra Didymos-Dimorphos pochi minuti dopo la collisione del 26 settembre 2022. Si vede il pennacchio di materiale espulso da Dimorphos (distanza LICIAcube-Dimorphos di 56,7 km). Crediti: ASI/NASA.
Figura 6 – L’immagine presa dal Telescopio Spaziale Hubble della NASA l’8 ottobre 2022 mostra i detriti esplosi dalla superficie di Dimorphos 285 ore dopo l’impatto con DART. La forma della coda e` cambiata nel tempo. Gli scienziati stanno studiando questo materiale e come si muove nello spazio per capire meglio la composizione dell’asteroide. Crediti: NASA/ESA/STScI/Hubble
Figura 7 - Immagine artistica della sonda Hera che deriva il suo nome dalla dea Greca protettrice del matrimonio e che rappresenta il contributo europeo per la costruzione di una vera e propria difesa planetaria contro l'evento di una rotta di collisione con un asteroide. Hera sara` lanciata nel 2024 e andrà a visitare il sistema Didymos-Dimorphos e misurerà per bene il sistema, incluse le caratteristiche del cratere che si è formato per l'impatto. L'Italia è presente anche su HERA con un’altra mini-sonda, chiamata Milani. Arrivo previsto all'inizio del 2027. Crediti ESA.

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