Astrocuriosità | gennaio 2025 – Da Ultima Thule ad Arrokoth: sulle note del treno di Sir Brian May

La curiosità del mese a cura di Gianluigi Filippelli

Immagine di Gianluigi Filippelli

Il 19 gennaio del 2006 veniva lanciata nello spazio la sonda della NASA New Horizons. La sua missione: raggiungere gli estremi più lontani del Sistema Solare, Plutone e Caronte, e quindi “immergersi” dentro la fascia di Kuiper. Quel lancio non si può rivedere solo nei video pubblicati dalla NASA o dai divulgatori astronomici sui loro canali social, ma anche in un video musicale piuttosto particolare. Il video di una canzone rock composta da una delle icone del genere: Brian May.

La scoperta di Plutone
Plutone venne scoperto il 18 febbraio del 1930 da Clyde Tombaugh mentre era ospite del Lowell Observatory. Questo istituto era intitolato a Percival Lowell, le cui strade si erano da lontano incrociate con il nostro Giovanni Schiaparelli in occasione della famosa discussione sui canali di Marte. Lowell, tra le sue tante idee, aveva anche suggerito l’esistenza di un pianeta X oltre l’orbita di Nettuno. E probabilmente dedicò a esso una delle tante conferenze divulgative che realizzava presso il Ladd Observatory. Tra i suoi fan, però, ce n’era uno piuttosto particolare: Howard Phillips Lovecraft.

All’epoca, stiamo parlando del 1903, il futuro scrittore di punta di Weird Fantasy, frequentava il Ladd Observatory non solo per assistere
alle conferenze di astronomi come Lowell, ma anche con la voglia di diventare egli stesso un astronomo. E fu con questo spirito che inviò allo Scientific American una lettera in cui metteva in fila una serie di prove a
dimostrazione dell’esistenza di un pianeta trans-nettuniano: era il 16 luglio del 1906. Come sanno tutti gli appassionati di letteratura horror, Lovecraft non divenne mai un astronomo, ma quell’idea lì è probabilmente sfociata nella creazione del pianeta Yuggoth, citato nel racconto Colui che sussurrava nelle tenebre. Quando però New Horizons superò Plutone e Caronte per inoltrarsi nella fascia di Kuiper, non trovò
i Grandi Antichi lovecraftiani, ma una specie di… caciocavallo!

L’oggetto cosmico più lontano mai raggiunto da un satellite umano
La sua forma particolare, che fa pensare appunto a un caciocavallo, o a un pupazzo di neve, è, molto probabilmente, dovuta allo scontro di due asteroidi, che si sono incastrati uno con l’altro senza distruggersi.
Era già stato osservato alcuni anni prima, nel 2014, dalle potenti lenti del Telescopio Spaziale Hubble, diventando così uno dei obiettivi scientifici della missione New Horizons.

Noto all’inizio come Ultima Thule, è stato successivamente rinominato Arrokoth in onore della tribù di nativi americani dei Powhatan, la tribù di Pocahontas. La sonda compì un passaggio ravvicinato, il cosiddetto flyby, vicino a questo particolare
oggetto celeste l’1 gennaio del 2019, giorno in cui Brian May rilasciò il suo brano, con un video realizzato in collaborazione con la NASA stessa. D’altra parte Brian May non è stato solo il chitarrista dei Queen, la band
inglese che ha rivoluzionato il rock e il modo di promuovere la musica (cosa che sarebbe troppo lungo approfondire), ma è anche un astronomo.

Celebrare l’impresa scientifica
May, però, a causa degli impegni con la band, a un certo punto si era visto costretto a interrompere gli studi astronomici. All’epoca, infatti, era il 1974, aveva interrotto il suo dottorato di ricerca, per poi riprenderlo più
di 30 anni più tardi, nel 2006, e quindi concluderlo con la discussione della tesi, nel 2007, il cui tema era la luce zodiacale. Da lì in poi il chitarrista ha proseguito in parallelo l’attività come musicista, ma anche quella di astronomo e divulgatore dell’astronomia, basti per esempio pensare al suo coinvolgimento negli Asteroid Day. Ed è in questo doppio ruolo che lo ritroviamo nel 2015 come consulente scientifico del team di New
Horizons
. May, infatti, non si è limitato a promuovere la missione tramite la sua musica, ma ha anche collaborato alla realizzazione delle immagini stereoscopiche di Arrokoth a partire dalle foto scattate da New Horizons nel corso del suo flyby. In effetti non è stato l’unico asteroide che il musicista e i suoi colleghi ricercatori hanno studiato con questa tecnica: l’ultimo di questa serie è Didymos, contro cui si è andato a
schiantare DART (in effetti contro il suo satellite Dimorphos), ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

Torniamo a New Horizons. May ha deciso di celebrare la missione e il suo importante obiettivo con una canzone emozionante che cattura non solo gli istanti iniziali del lancio, ma prosegue con un messaggio di
congratulazioni di Stephen Hawking al team, per poi iniziare con la canzone vera e propria, basata su un ritmo che ricorda quello di un treno a vapore che corre verso la sua destinazione: un’immagine che traslata
nello spazio dovrebbe ricordare ai più “anziani” come il sottoscritto la serie animata Galaxy Express, basata sull’omonimo manga di Leiji Matsumoto. E poi la sintesi non solo scientifica di tutto quello che sta dietro la missione, in pochi, significativi versi:

New horizons to explore New horizons no one’s ever before Limitless wonderers in a neverending sky We may never, never reach them That’s why we have to try

Quell’avventura, che è già stata raccontata da Gabriele Ghisellini in un articolo di questa stessa serie datato febbraio 2019, ha avuto un nuovo aggiornamento proprio di recente.

Candito cosmico
Nel giugno del 2024, infatti, un gruppo di ricercatori ha annunciato di aver scoperto l’origine della colorazione rossastra di Arrokoth. Dai dati raccolti il team ha concluso che la sua superficie è ricca di zuccheri: quindi più che di un caciocavallo si dovrebbe parlare di un candito cosmico alla ricerca di un panettone da condire! La scoperta ha, ovviamente, delle implicazioni importanti sulla teoria della panspermia, secondo cui le comete e più in generale gli oggetti provenienti proprio dalla fascia di Kuiper, hanno portato sul nostro pianeta le sostanze necessarie per lo sviluppo della vita così come la conosciamo. E vista l’importanza degli zuccheri nei meccanismi biologici, questa scoperta sembrerebbe andare esattamente in quella direzione.

Ovviamente non c’è ancora nulla di conclusivo, ma questo è solo uno dei tanti piccoli passi che il genere umano sta compiendo per capire come è fatto il nostro universo, iniziando proprio dal Sistema Solare, il nostro piccolo quartiere cosmico.


Fig. 1 – Howard Phillips Lovecraft nel 1934 – via https://commons.wikimedia.org/wiki/File:H._P._Lovecraft,_June_1934.jpg
Fig. 2 – La prima immagine di Arrokoth scattata dal Telescopio Spaziale Hubble – via https://hubblesite.org/contents/media/images/2014/35/3402-Image.html
Fig. 3 – Una delle prime foto di Arrokoth scattate da New Horizons – via https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ultima_Thule_New_Horizons_CA06_vertical.png

Fig. 4 – Brian May il 31 dicembre 2018 presso la Johns Hopkins University in attesa del flyby di New Horizons intorno ad Arrokoth – via https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Brian_May_(NHQ201812310024)_(cropped).jpg