Astrocuriosità | gennaio 2014 – Miss Universo

La curiosità del mese a cura di Gabriele Ghisellini

Immagine Gabriele Ghisellini

Francia, 1774.
Charles Messier (Fig. 1) pubblica il primo catalogo di sorgenti celesti diverse dalle stelle (Fig. 2). Diverse perchè al telescopio mostrano un aspetto nebulare, non puntiforme.


Messier era un cacciatore di comete, e voleva distinguere facilmente una cometa, che giorno per giorno si muove nel cielo, dagli oggetti nebulosi che sono simili alle comete, ma che rimangono fissi nel cielo.


Ancora oggi usiamo la sua classificazione, quando indichiamo con M31 (Fig. 3) la galassia di Andromeda, o con M15 (Fig. 4) un ammasso globulare.
Charles Messier fu anche lo scopritore della prima nebulosa planetaria, la Nebulosa Manubrio, elencata come M27 (Fig. 5) nel suo catalogo.

Ai suoi tempi si era lontani dal capire la vera natura di questi oggetti. Si credeva che tutti appartenessero alla nostra galassia, ma non si aveva nessuna idea della loro distanza.


Ci vollero parecchi decenni prima di capire che le nebulose non avevano tutte la stessa origine, ma appartenevano ad alcune grandi categorie.
Alcune nebulose, dalla forma sferica, sono ammassi globulari. Conglomerati di centinaia di migliaia di stelle molto vecchie, probabilmente testimoni della formazione della Via Lattea, la nostra Galassia. Ad un piccolo-medio telescopio, gli ammassi globulari appaiono come una nebbiolina attorno ad una sorgente di luce centrale, e non si distinguono le stelle.

Altre nebulose sono proprio galassie come la nostra, anche se ci vollero quasi due secoli per capirlo.


Memorabile è rimasto un dibattito pubblico avvenuto a Washington il 26 Aprile del 1920, tra Harlow Shapley e Heber Curtis. Tutti e due famosi astronomi, il primo sosteneva che la Via Lattea era l’unica galassia dell’Universo, ma che il Sole occupava una posizione periferica, non era posto nel centro. Il secondo era convinto invece che le “nebulose a spirale”, come venivano chiamate le sorgenti come M31 (Andromeda – vedi Fig. 3) o M51 (Cani da Caccia; vedi Fig. 6) erano in realtà galassie poste al di fuori della Via Lattea. Sosteneva inoltre che il Sole era posto al centro della Via Lattea. Oggi sappiamo che tutti e due avevano un po’ di ragione e un po’ di torto: è vero che le “nebulose a spirale” sono altre galassie, ma è anche vero che il sole abita nella periferia della Via Lattea.

Poi ci sono nebulose come quella di Orione, luoghi dove nascono le stelle (vedi Fig. 7 e 8). Le vediamo perchè le giovani stelle appena formate illuminano il gas da dove presto si formeranno altre stelle (anche se “presto” in astronomia può voler dire qualche milione di anni, un battito di ciglia per il nostro Universo).
Quando una stella di grande massa muore, lo fa in modo spettacolare, esplodendo e diventando una supernova. L’inviluppo esterno della stella viene espulso a grande velocità (più di 3000 km al secondo, cioè circa un centesimo della velocità della luce), così che in 1000 anni questi strati raggiungono una dimensione tra i 5 e i 10 anni luce.

La nebulosa del Granchio (che ha l’onore di essere la prima sorgente della lista di Messier, M1 – vedi Fig. 9) è un bell’esempio del resto di una supernova scoppiata nel 1054 d.C., come documentato da astronomi cinesi (ma misteriosamente non ci sono analoghi documenti europei).
La nebulosa del Granchio è certamente fotogenica, e meriterebbe la palma dell’oggetto più bello del cielo … se a partecipare al concorso non ci fossero anche le nebulose planetarie.

Le nebulose planetarie non c’entrano nulla con i pianeti, a dispetto del loro nome.
Sono state chiamate così perchè, all’epoca della scoperta, sembravano un sistema planetario in formazione attorno alla loro stella, ma in realtà la “nebolusa” è formata dagli strati superficiali di una stella di massa simile al Sole. Ormai quasi alla fine della sua vita, la stella, ormai diventata una gigante rossa, può espellere ciclicamente un po’ del suo materiale superficiale, disegnando nel cielo dei veri e propri capolavori.
Nella figura 10 potete vedere qualche esempio di queste “Miss Universo“.
Anche il nostro Sole diventerà una gigante rossa, ed è molto probabile che in questa fase possa formare una nebulosa planetaria.
Ma non c’è fretta, succederà tra circa 5 miliardi di anni.

Fig. 4 - La nebulosa Manubrio (M27) dista circa 1360 anni luce nella costellazione della Volpetta. Immagine ESO che mostra la struttura estesa e la stella centrale - Crediti Wikipedia.
Fig. 5 – La nebulosa Manubrio (M27) dista circa 1360 anni luce nella costellazione della Volpetta. Immagine ESO che mostra la struttura estesa e la stella centrale – Crediti Wikipedia.
Fig. 7 - Illustrazione della nebulosa di Orione ad opera di Messier nel 1771, Mémoires de l'Académie Royale - Crediti: Wikipedia.
Fig. 7 – Illustrazione della nebulosa di Orione ad opera di Messier nel 1771, Mémoires de l’Académie Royale – Crediti: Wikipedia.


Fig. 9 - La nebulosa del Granchio o M1, la prima sorgente del catalogo di Messier. È il resto dello scoppio di una supernova avvenuto nel 1054, documentato da astronomi cinesi. Il gas tuttora si espande alla velocità di circa 1500 km al secondo, e la sua estensione è di circa 5,5 anni luce - Crediti: Wikipedia.
Fig. 9 – La nebulosa del Granchio o M1, la prima sorgente del catalogo di Messier. È il resto dello scoppio di una supernova avvenuto nel 1054, documentato da astronomi cinesi. Il gas tuttora si espande alla velocità di circa 1500 km al secondo, e la sua estensione è di circa 5,5 anni luce – Crediti: Wikipedia.







Fig. 1 - Charles Messier - Crediti: Wikipedia.
Fig. 1 – Charles Messier – Crediti: Wikipedia.
La prima pagina della stampa della terza versione del Catalogo di Messier, che contiene i primi cinque oggetti - Crediti: Wikipedia.
Fig. 2 – La prima pagina della stampa della terza versione del Catalogo di Messier, che contiene i primi cinque oggetti – Crediti: Wikipedia.
Fig. 3 – La galassia di Andromeda (M31) è una galassia a spirale distante circa 2,5 milioni di anni luce nella costellazione di Andromeda.
Fig. 4 - L'ammasso globulare M15 si trova a circa 35.000 anni luce dalla Terra, nella costellazione di Pegaso - Crediti Wikipedia.
Fig. 4 – L’ammasso globulare M15 si trova a circa 35.000 anni luce dalla Terra, nella costellazione di Pegaso – Crediti Wikipedia.
Fig. 6 - M51, nella costellazione dei Cani da Caccia. Il sistema è formato da due galassie distinte. La galassia più grande fu scoperta da Charles Messier il 13 ottobre del 1773. Adesso sappiamo che è distante circa 31 milioni di anni luce dalla Via Lattea - Crediti Wikipedia.
Fig. 6 – M51, nella costellazione dei Cani da Caccia. Il sistema è formato da due galassie distinte. La galassia più grande fu scoperta da Charles Messier il 13 ottobre del 1773. Adesso sappiamo che è distante circa 31 milioni di anni luce dalla Via Lattea – Crediti Wikipedia.
Fig. 8 - La Nebulosa di Orione vista dal Telescopio Spaziale Hubble - Crediti Wikipedia.
Fig. 8 – La Nebulosa di Orione vista dal Telescopio Spaziale Hubble – Crediti Wikipedia.
Fig. 10 - Da sinistra in alto: M57, la Nebulosa ad Anello, nella costellazione della Lira, a circa 2000 anni luce da noi. La nebulosa planetaria NGC 6543. Si notino gli involucri concentrici, emessi dalla stella centrale al ritmo di uno ogni 1500 anni e la nebulosa Clessidra (MyCn 18). Da sinistra in basso: la nebulosa planetaria NGC6751, la nebulosa Eschimese (NGC 2392) e la nebulosa Farfalla o M29 - Crediti Wikipedia.
Fig. 10 – Da sinistra in alto: M57, la Nebulosa ad Anello, nella costellazione della Lira, a circa 2000 anni luce da noi. La nebulosa planetaria NGC 6543. Si notino gli involucri concentrici, emessi dalla stella centrale al ritmo di uno ogni 1500 anni e la nebulosa Clessidra (MyCn 18). Da sinistra in basso: la nebulosa planetaria NGC6751, la nebulosa Eschimese (NGC 2392) e la nebulosa Farfalla o M29 – Crediti Wikipedia.