Cieli di Brera | 2023

Una serie di incontri con alcuni grandi astrofisici e astrofisiche italiani/e che, oltre che nel proprio settore di ricerca, si sono distinti anche per le capacità di comunicazione.

 

Tutti gli incontri si svolgono solo in presenza alle ore 18.00 presso la Sala della Passione della Pinacoteca in Palazzo Brera, via Brera 28, dove fin dal 1762 ha sede l’Osservatorio Astronomico di Brera.

 

INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI (posti disponibili: 100)

Prossimi appuntamenti

 

  • 27 settembre
    Ritorno alla Luna e il futuro che ci attende: stato e prospettive di un progetto molto ambizioso
    Francesca Esposito, INAF – Osservatorio Astronomico di Capodimonte

 

Dopo oltre mezzo secolo dal primo sbarco di un astronauta sulla Luna, si sta oggi lavorando al ritorno sul nostro satellite con una nuova prospettiva: tornare per restare! Ossia stabilire una presenza umana lunga e sostenibile sulla Luna e, in futuro, anche su Marte. Il ritorno sulla Luna rivoluzionerà il rapporto dell’umanità con l’esplorazione dello spazio e permetterà di sviluppare tecnologie di cui beneficeremo anche nella nostra vita sulla Terra. Questo seminario descriverà l’importante sforzo in corso a livello mondiale e le opportunità che potrebbero essere offerte in diversi settori della scienza, della tecnologia e dell’economia. L’avventura sta per iniziare!

 

biografia

Ricercatrice dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Attualmente è responsabile della Divisione di Planetologia ed Esplorazione del Sistema Solare della Direzione Scientifica dell’INAF. È stata coordinatrice scientifica di due strumenti a bordo della missione spaziale ExoMars per l’esplorazione di Marte, e partecipa a diversi progetti per lo sviluppo di strumentazione spaziale per l’esplorazione del Sistema Solare. Coordina il progetto italiano finanziato dal MUR nell’ambito del programma PNRR ‘Earth-Moon-Mars’, che intende sviluppare tecnologie italiane per un ritorno sulla Luna.i occupa anche di strumentazione per l’ELT nella speranza di poter catturare la luce proveniente dalle prime galassie dell’Universo.

 

 

  • 25 ottobre
    XRISM: un satellite per i misteri dell’universo più energetico
    Sabrina De Grandi, INAF-Osservatorio Astronomico di Brera

 

  • 22 novembre
    Euclid, il geometra dell’Universo oscuro
    Luigi Guzzo, Università degli Studi Milano & INAF

 

  • 13 dicembre
    Le sfide di Marte. L’esplorazione di un pianeta difficile – incontro da confermare
    Paolo Ferri, Ex-responsabile operazioni spaziali ESA

Incontri passati

 

  • 22 marzo
    Cielo e terra: il restauro di due preziosi globi conservati presso il MusAB – Museo Astronomico di Brera
    Marta Destro, restauratrice

 

Come si restaurano preziosi e antichi i globi restituendo vividezza ai colori, alle stampe e migliorandone la leggibilità?

Marta Destro ci illustrerà le metodologie adottate nel restauro del Globo Terrestre di Joseph Jüttner 1839 e del Globo Celeste di Andreas Akerman 1766; saranno descritte le diverse fasi degli interventi e particolare rilievo verrà dato agli studi storico-bibliografici delle tecniche esecutive e dei materiali impiegati per la creazione dei due globi.

Per la sua tesi dedicata al restauro del globo terrestre appartenente alla collezione del MusAB, Marta Destro ha vinto la “sezione restauro” della 15esima edizione del Premio nazionale delle arti, bandito dal Ministero dell’università e della ricerca nell’ambito delle attività di promozione del sistema dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica

 

  • 10 maggio
    La nascita della moderna cosmologia
    Massimo Capaccioli, Professore Emerito, Università di Napoli Federico II

 

Oggi crediamo di sapere in che modo e di che cosa è fatto il cosmo, quale sia stata la sua storia passata e quale sarà il suo destino: una vicenda che 13,8 miliardi d’anni fa prese il via da una parossistica inflazione per svilupparsi in un’espansione prima decelerata e poi accelerata e senza fine, in un intrico di spazio curvo e di tempo che fluisce in un senso solo, entro uno sterminato universo di galassie nel quale l’energia, oggi ridotta a un gelido fossile, riempie uniformemente e isotropicamente ogni poro e la materia ordinaria soccombe dinanzi a ingredienti dominanti e ancora alquanto misteriosi, e dove la vita, soprattutto quella intelligente, potrebbe risultare una rarità se non addirittura un unicum.
Anche solo a raccontarla, questa storia toglie il fiato per la sua lineare complessità e per lo sbalordimento che si ricava a pensare come un tale patrimonio di conoscenze e di plausibili ipotesi abbia appena cento anni, troppo pochi per dimenticare i giganti sulle cui spalle siamo saliti per riuscire a vedere lontano. Più che di un dovuto omaggio al loro genio, rivivere l’epopea delle origini della moderna cosmologia è dunque una giusta precauzione al fine di conservare la memoria dei preconcetti e dei postulati su cui il nostro sapere di oggi si regge, nella consapevolezza che la verità scientifica non esiste se non forse asintoticamente e che la scienza è l’unica attività umana veramente cumulativa; e soprattutto che la narrazione di oggi è inesorabilmente destinata a diventare mito domani.

 

biografia

Massimo Capaccioli, già ordinario di astronomia presso le Università di Padova e poi di Napoli Federico II, è attualmente professore emerito. Allievo in Texas di Gérard de Vaucouleurs, s’è occupato principalmente di dinamica ed evoluzione dei sistemi stellari e di cosmologia osservativa, pubblicando oltre 550 articoli scientifici su riviste internazionali e alcuni manuali universitari (tra cui Physics of Galaxies, Federica Web Learning 2011; Elementi di astrofisica, Federica Web Learning 2013, con G. Covone; The foundations of Celestial Mechanics, Springer 2022, con E. Bannikova). Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli dal 1993 al 2005, ha realizzato, in sinergia con l’Osservatorio Europeo Australe, il telescopio VST, specializzato per le survey astronomiche e operativo dal 2011 sul Cerro Paranal in Cile. Ha presieduto la Società Astronomica Italiana per un decennio e per un triennio la Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli, ed è stato membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Giornalista pubblicista e appassionato divulgatore, ha collaborato con varie testate giornalistiche e con la RAI, e ha fondato anche una rivista scientifica in lingua araba.
È autore di alcuni libri di divulgazione, tra i quali Il divenire dell’Universo (Curcio 1985), Arminio Nobile e la misura del cielo (Springer 2012, con S. Galano), Mille1Notte. Storie dell’altro mondo (Mediterraneo 2018; tradotto in russo), Luna Rossa. La conquista sovietica dello spazio (Carocci 2019; tradotto in russo), L’incanto di Urania. 25 secoli di esplorazione del cielo (Carocci 2020; in pubblicazione in inglese e in arabo), C’era una volta nel cielo. 30 brevi storie astronomiche (Carocci 2021), Il Sole, la Luna e l’altre stelle (La Repubblica 2021, con S. de Serego Alighieri, ampliato nell’edizione inglese per World Scientific P. 2022), Lampi di genio. 40 brevi storie astronomiche (Carocci, 2023). Tra i suoi riconoscimenti spiccano il titolo di Commendatore della Repubblica per meriti scientifici nel 2005, le lauree honoris causa conferitegli dalle Università di Mosca Lomonosov nel 2010, Dubna nel 2015, Kharkiv nel 2017 e Pyatigorsk nel 2019, e le medaglie Struve, Karazin, Tacchini e Gamow. È membro di varie società scientifiche (socio emerito della Società Astronomica Italiana e della Società Italiana di Fisica) e di alcune accademie, tra cui l’Accademia delle scienze dell’Ucraina, l’Academia Europaea, l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, la Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Napoli e l’Accademia Pontaniana. Coltiva la musica sinfonica e lirica.

 

  • 7 giugno
    L’Extremely Large Telescope – Oltre i limiti
    Paolo Saracco, INAF – Osservatorio Astronomico di Brera

 

L’Extremely Large Telescope (ELT) sarà il telescopio più grande al mondo e rappresenta una sfida tecnologica senza precedenti. La sua costruzione, attualmente in corso nel deserto di Atacama, uno dei luoghi con meno precipitazioni al mondo, si concluderà entro la fine del 2028.

Come sarà ELT? Quanto sarà grande rispetto agli altri telescopi? Cosa lo renderà assolutamente unico? ELT riuscirà ad annullare gli effetti degradanti della turbolenza atmosferica consentendo di ottenere immagini con una nitidezza 6 volte maggiore di quelle ottenute dal telescopio spaziale James Webb lanciato un anno fa. Come potrà raggiungere questo risultato? Utilizzerà una costellazione di stelle artificiali prodotte tramite raggi laser puntati verso il cielo per modificare in tempo reale la forma dei suoi specchi.
A raccontarla così sembra quasi di essere nel film di Guerre Stellari.
Eppure, è tutto vero.
Vedremo come è fatto ELT e cosa sono le stelle artificiali, cosa sono le ottiche adattive e come siano in grado di correggere le immagini eliminando gli effetti della turbolenza atmosferica. Ma una domanda (direbbe qualcuno) sorge spontanea: perché realizzare una cosa del genere? Per compiere osservazioni e misure mai fatte prima, dalla determinazione della composizione chimica dell’atmosfera di pianeti extrasolari per determinarne l’eventuale compatibilità con lo sviluppo di vita come noi la conosciamo, all’osservazione e lo studio delle proprietà fisiche delle prime galassie, le più distanti, per capire come 13,5 miliardi di anni fa si siano accese le prime stelle.
Di questo parleremo.

 

biografia

Paolo Saracco è un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Svolge la sua attività di ricerca presso  l’Osservatorio Astronomico di Brera. Si è laureato in Astronomia all’Università di Bologna ed ha conseguito il dottorato di ricerca in Astrofisica all’Università Statale di Milano. Si è sempre occupato di evoluzione di galassie, cioè di ricostruire attraverso osservazioni di galassie via via più distanti, i meccanismi fisici che nel corso del tempo sono intervenuti per plasmarle cosi’ come oggi le vediamo. Da circa tre anni, parallelamente alla sua attività di ricerca, si occupa anche di strumentazione per l’ELT nella speranza di poter catturare la luce proveniente dalle prime galassie dell’Universo.