La curiosità del mese a cura di Gianluigi Filippelli
All’interno delle proposte didattiche dell’Osservatorio, in particolare nella sua sede storica di Brera, sono presenti una serie di conferenze, tenute da chi vi scrive, sulla scienza raccontata tramite i fumetti. In particolare all’interno di questo vasto argomento, cui dedico un blog sul network del magazine di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, mi concentro soprattutto sul vasto tema de La scienza con i supereroi, cui è dedicato la curiosità di questo mese. Quanto state per leggere è, allo stesso tempo, solo una parte della conferenza Justice in Space, che ha avuto l’onore di esordire ufficialmente a Lucca Comics 2023. Il viaggio che stiamo per intraprendere ci porterà sulla superficie di Marte, ma per compierlo nel modo migliore possibile, consentitemi di introdurre il supereroe che ci accompagnerà: Atomo.
Piccolo combattente
Creato da Bill O’Connor e Ben Flinton, Atomo ha esordito su All-American Comics #19 dell’ottobre del 1940. All’inizio era un semplice ex-pugile, Al Pratt, che decise di indossare un costume da supereroe per combattere il crimine. Più avanti divenne membro fondatore della Justice Society of America, il primo supergruppo della storia dei fumetti supereroistici. Ideata da Gardner Fox e Sheldon Mayer, la JAS esordì sulle pagine di All-Star Comics #3, albo datato inverno 1940. La formazione originale era costituita, in ordine sparso, da Atomo, Dottor Fate, Flash, Lanterna Verde, Hawkman, Hourman, Sandman, Lo Spettro e Johnny Thunder. Quasi la metà di questi personaggi erano stati creati proprio dallo stesso Fox, e molti di loro
avevano esordito proprio sugli albi antologici All-American Comics e All-Star Comics. Delle molte avventure degli esordi, ci interessa in particolare quella su All-Star Comics #13, quando i nazisti spedirono i componenti del supergruppo sugli 8 pianeti del Sistema Solare. Quell’8, però, non è un errore: all’epoca, infatti, Plutone, che era stato scoperto da una decina d’anni, era ancora considerato un pianeta, e quindi una destinazione accettabile su cui ambientare una storia di supereroi. La nostra “destinazione”, però, sarà il pianeta rosso, Marte, su cui atterra Atomo.
Respirare su Marte?
La prima cosa che notiamo non appena Atomo scende dal suo razzo è che l’eroe è in grado di respirare normalmente. Ovviamente ciò non deve stupire: in fondo siamo in un fumetto di supereroi, per cui c’è
qualche dettaglio in cui bisogna applicare la classica sospensione dell’incredulità. Infatti, pur se ancora non c’erano le conferme arrivate grazie alle osservazioni satellitari, già si era giunti a una conclusione
abbastanza solida che l’atmosfera marziana non era esattamente respirabile. Come ben sappiamo oggi, l’atmosfera marziana è composta soprattutto da anidride carbonica, all’incirca il 96%, con tracce di Azoto e
Argon e quantità piuttosto trascurabili di altri gas, tra cui l’ossigeno, presente con uno 0.13%. Queste tracce di ossigeno potrebbero essere ciò che resta di un’atmosfera primordiale molto più ricca di gas respirabili per la vita così come la conosciamo. Ciò, quindi, porta al rompicapo su come questa atmosfera abbia perso tali gas. Tra le supposizioni a nostra disposizione, la più solida è indubbiamente legata all’azione dei raggi cosmici e del vento solare, che, semplificando la faccenda, hanno fornito l’energia necessaria agli atomi di questi gas più leggeri per sfuggire all’attrazione gravitazionale di Marte. Il fatto che ciò sia avvenuto è a sua volta direttamente legato all’assenza di un campo magnetico marziano che, a sua volta, è indizio dell’assenza di rotazione da parte del suo nucleo. Quest’ultimo potrebbe aver smesso di ruotare a causa di un qualche urto con un asteroide particolarmente grosso, di cui comunque sembrano
esserci tracce sulla sua superficie, o magari un qualche altro evento a noi ignoto potrebbe aver indotto la solidificazione quasi completa del nucleo. Come scritto all’inizio, però, c’erano già dei forti indizi che l’atmosfera marziana non fosse respirabile. Infatti nel libro “Is Mars Habitable?” del 1907 il naturalista Alfred Russel Wallace aveva dato spazio alle analisi spettroscopiche realizzate dall’astronomo William Wallace Campbell, che mostravano come nella sua atmosfera non ci fosse né vapore acqueo né ossigeno.
Muoversi su Marte
Nella seconda pagina della storia, invece, ecco che vediamo Atomo compiere evoluzioni fisiche impensabili sulla Terra: compie salti che sembra quasi volare ed esibisce una forza superiore ai marziani immaginati da Gardner Fox e dal disegnatore Joe Gallagher. La spiegazione per queste evoluzioni atletiche di Atomo ci viene indirettamente fornita dalla spiegazione dei superpoteri di Superman, pubblicata su Superman #1, e
che aggiornava la spiegazione precedente fornita su Action Comics #1. Nella versione aggiornata, infatti, si affermava che Krypton, il pianeta d’origine di Superman, fosse molto più grande della Terra, e quindi
possedeva una gravità superiore. I kryptoniani, quindi, avendo sviluppato dei muscoli per un pianeta siffatto, una volta giunti sulla Terra esibivano una forza superiore rispetto a quella dei terrestri.
Analogamente, poiché la gravità su Marte è inferiore a quella della Terra (circa del 60%), un terrestre si mostrerebbe più forte e atleticamente più agile dei fantomatici marziani.
I canali di Marte
Subito dopo aver preso contatto con i marziani, Atomo può, finalmente, osservare i famosi “canali di Marte”, rimpiangendo di non avere una macchina fotografica per immortalarli e quindi dimostrare dell’esistenza della vita su Marte! La battuta, così come la presenza dei canali su Marte, è un rimasuglio della forte discussione intercorsa sul finire del XIX secolo dopo la prima osservazione di queste strutture da parte di Giovanni Virginio Schiaparelli avvenuta nell’estate del 1877. L’allora direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera osservò una rete di strutture lineari che, nei suoi saggi successivi, il primo dei quali, “Il pianeta Marte”, venne pubblicato nel 1893 sulla rivista Natura e Arte, chiamò “canali”. Queste osservazioni ottennero grande
attenzione prima nella comunità scientifica e quindi mediatica dopo la traduzione in inglese dei suoi risultati. L’anonimo traduttore, infatti, scelse di adottare per l’italiano “canale”, il termine inglese “channel”, utilizzato per dei canali artificiali, in luogo di “canal”, più generico e utilizzato per i canali naturali. Dopo la diffusione della versione inglese degli scritti di Schiaparelli, gli astronomi di tutto il mondo puntarono i loro
strumenti su Marte, ma nessuno osservò tali strutture. Nessuno tranne uno: Percival Lowell. Quest’ultimo, che si dimostrò un forte sostenitore dei canali artificiali, alimentò la discussione in particolare mediatica
sulla loro esistenza e sulla possibilità che Marte fosse abitabile. Questa discussione, che come detto aveva ancora delle forti tracce nella cultura popolare tanto da finire in un fumetto di supereroi, ispirò Herbert G.
Welles per il suo La guerra dei mondi, al cui interno vengono peraltro esplicitamente citate le osservazioni di Schiaparelli. Il fatto che gli altri astronomi non avevano osservato i canali, la cui assenza è stata
definitivamente confermata dalla sonda della NASA Mariner 4 che scattò le prime foto della superficie marziana, è spiegabile grazie a un effetto ottico indotto dalla risoluzione dei telescopi utilizzati da Schiaparelli e Lowell. In questo modo il cervello dei due astronomi interpretò “punti” vicini sulla superficie marziana come delle “linee continue”, e quindi dei “canali”. La pagina della storia di Atomo, però, ci fornisce anche un’altra informazione: quei canali, infatti, venivano utilizzati dai marziani per trasportare l’acqua,
proprio come aveva immaginato Schiaparelli in un articolo pubblicato nel 1895 sempre sulla rivista Natura e Arte, dove, lasciandosi trasportare dalla fantasia, immaginò come doveva essere strutturata una fantomatica
civiltà marziana.